in questo breve articolo sulla architettura difensiva medievale ho raccolto un interessante capitolo del libro “I castelli e le ville dell’antico contado e distretto della città di Spoleto”.
Soluzioni architettoniche adottate negli insediamenti della valnerina seguendo le necessità difensive e le caratteristiche del territorio.
Architettura difensiva medievale
Intorno all’anno mille, il territorio della Valnerina si presentava già disseminato di rocche e fortificazioni. Queste ricalcavano la divisione in feudi delle campagne. Le piccole porzioni di territorio venivano chiamate signorie.
Infatti erano rette da un signore feudale o da un conte, un miles (cavaliere), un conte rurale o un cattaneo. Queste autorità derivavano dagli hospites, possessori longobardi, franchi o tedeschi che occuparono questi luoghi.
Ogni rocca ed insediamento segue vicende e storie diverse. Però si può identificare una generale tendenza intorno al X e XI sec. al passaggio concordato o forzoso di queste rocche dai feudatari ai comuni. Difatti in quegli anni l’organizzazione comunale prende maggiore importanza anche grazie alla lontanaza dell’impero che raramente tornava in Italia.
Con l’espandersi dei comuni, furono creati nuovi insediamenti al fine di occupare i territori. A volte, come nel caso di Montefranco a discapito di Arrone, ospitare le popolazioni fuorisucite da altre signorie o comuni limitrofi.
Curioso il fatto che parlando ancora oggi con gli Arronesi la rivalità con il vicino comune di Montefranco sia ancora viva e radicata nel ricordo.

La guerra e i sistemi di difesa
Tra l’anno mille e i primi anni del quattrocento le battaglie avvenivano per mezzo di archi, fionde, catapulte e balestre o armi da corpo a corpo come lance, spade o alabarde.
Infatti la scelta del luogo in cui edificare un insediamento era dettata principalmente da ragioni difensive. Uno sperone roccioso o un territorio scosceso era quindi un punto ideale per difendersi da assalitori e bande di saccheggiatori.
Gli insediamenti più antichi si possono per questo individuare tra quelli più difficilmente raggiungibili sparsi nel territorio montano. Le attuali strade che collegano paesi come Polino o Castellonalto possono non far comprendere quanto questi luoghi siano volutamente isolati ed impervi.
Perdendosi nei boschi è ancora possibile trovare i sentieri originali per raggiungerli che presentano un minimo di sistemazione impossibile da datare.
Vie di comunicazione
Muri a secco, terrapieni,, scalini, piccoli ponti o muri di contenimento per districarsi nel territorio. Questi garantivano un passaggio sicuro su sentieri larghi un metro.
Umbriano come Sensati e altri villaggi non sono mai stati collegati con strade e rappresentano un esempio perfetto di come ci si spostava fino a pochi decenni fa.
Di età immediatamente successiva sono gli insediamenti in pianura. Questi infatti sono derivati dalla progressiva organizzazione dei comuni che limitava le lotte. Inoltre la bonifica delle aree pianeggianti permetteva lo sfruttamento di nuove terre coltivabili.
Il territorio quindi determinava non solo il dove costruire ma anche il come. La cinta muraria infatti seguiva inesorabilmente l’andamento del terreno.
La forma degli insediamenti nella architettura difensiva medievale:
Fortificazioni a difesa del pendio di Precetto (Ferentillo)
Triangolare per i castelli di pendio seguendo l’inclinazione del monte, con un vertice dell’angolo nel punto più alto del pendio in cui veniva eretta la torre e il lato opposto del triangolo nella parte più pianeggiante verso valle.
L'acqua
Fondamentale per la vita del castello l’acqua veniva conservata in cisterne scavate nella roccia all’interno del nucleo centrale del castello o nella base di una delle torri sfruttando così le fondamenta. Nella rocca di Precetto ad esempio la cisterna si trova in una torre laterale dell’impianto attualmente visibile, ma in un’area già compresa da un precedente castello segnato in blu in questo disegno.
Parlando con storici o professionisti (persone più esperte di me che mi limito a curiosare), ho trovato discordanti pareri sull’uso delle torri come mezzo di comunicazione.
Fuochi notturni o specchi di giorno probabilmente non erano così utilizzati, resta comunque un’immagine molto suggestiva da sognare.
Le cisterne sono un elemento che potete trovare spesso ancora intatto nei ruderi sparsi nella valnerina, a Moggio ad esempio, è l’unico elemento visibile dell’antico castello ormai ricoperto dal bosco oltre alla torre recentemente restaurata.
Il nucleo antico di Arrone e Casteldilago occupa un blocco monolitico di roccia, qui le cisterne delle varie abitazioni sono comunicanti tra loro creando così una sorta di seconda città sotterranea.
Alcuni castelli sorsero vicino a sorgenti come Castelsantangelo sul nera o Scheggino. Le loro mura abbracciavano parte del fiume per poter così avere sempre acqua disposizione in caso di assedio.
Sistemi di comunicazione
La torre aveva la funzione di vedetta per il territorio circostante ma sopratutto permetteva la comunicazione con gli altri insediamenti circostanti.
In questo modo in caso di pericolo gli abitatni avevano tutto il tempo di preparare la difesa e respingere gli assalitori. Se vi trovate vicino alla torre di Paterno, Civitella o Ancaiano alzate lo sguardo e riuscirete immediatamente a scovare almeno altre due torri di altri insediamenti.
Alle volte per la conformazione del territorio era necessario erigere posti di controllo isolati che potessero triangolare il messaggio e aggirare l’ostacolo. Una di queste torri è visibile sulla destra della strada che dalla valnerina porta ad Ancaiano.
Sopra a Marmore c’è il monte sant’Angelo con la sua rocca detta La Rocchetta, rocca di confine che fu contesa per molto tempo tra Ternani e Reatini per il controllo del taglio della cascata. Questa rocchetta, di cui rimane solo una parte della torre, è uno dei punti più visibili e riconoscibili del territorio, cercatela e la ritroverete sempre visbile.
- Sperandio B. Gentili L. Pacifici E. Luigi Fausti I Castelli e le Ville dell’Antico Contado e Distretto della Città di Spoleto
- Toscano B., Giacché L., Ragni B., (1977), L’Umbria. Manuali per il territorio. La Valnerina. Il Nursino. Il Casciano, Roma, Edindustria
- Ansano Fabbi Guida della Valnerina